Riparte il confronto dei sindacati con il governo. Tra i temi, gli investimenti del Pnrr e la fine del blocco dei licenziamenti, le riforme degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, del fisco e delle pensioni.
Ma quello di oggi a Palazzo Chigi è anche il primo incontro dopo il Patto per il lavoro e la crescita lanciato giovedì all’assemblea di Confindustria. E tra i punti “la priorità assoluta è il lavoro per i giovani”, dice il segretario del Pd, Enrico Letta, per i quali andrebbe previsto “un salario di ingresso e una possibilità di primo lavoro che li stabilizzi” contro stage e precarietà. Resta aperta, intanto, la discussione sul salario minimo, sostenuta dall’asse Pd-M5s-Leu, su cui sindacati e Confindustria mantengono la barra dritta sulla via della contrattazione. Mentre la Cgil rilancia su una legge sulla rappresentanza. Sul tavolo ci sono tante questioni e riforme, che troveranno spazio anche nella prossima legge di Bilancio e che per questo – è il pressing dei sindacati – vanno affrontate in tempi stretti: in modo che vi sia la possibilità di un confronto “vero”, di una discussione capitolo per capitolo e non una “semplice” informazione da parte del governo su decisioni già prese, come dice il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in conclusione della tre giorni a Bologna “Futura 2021. Partecipazione. Inclusione. Rappresentanza”. D’accordo con lui i leader di Cisl e Uil: Luigi Sbarra chiede un “confronto strutturale” e Pierpaolo Bombardieri rimarca di essere “pronti e subito” a sedersi al tavolo. “Mi aspetto che domani sera il presidente del Consiglio indichi un calendario preciso” di prossimi incontri, afferma Landini, augurandosi anche di ottenere risposte: in assenza, si dice pronto alla mobilitazione. In tema di fisco, sulla delega ci sono voci di accelerazione, come del resto era accaduto le scorse settimane, anche se appare improbabile l’arrivo a pochi giorni dalle elezioni amministrative e dalla ripresa del confronto con il sindacato. Di certo martedì 27 settembre arriva in Consiglio dei ministri la Nota di aggiornamento al Def (Nadef) che delinea il quadro della finanza pubblica e certificherà una previsione di crescita per quest’anno intorno al 6%. Resta aperto il capitolo lavoro: oltre la salute e la sicurezza e la prevenzione degli incidenti, su cui Cgil, Cisl e Uil chiedono interventi per fermare una strage che continua ad essere quotidiana, c’è il fronte salari.
I sindacati ma anche Confindustria rimarcano la linea secondo cui il salario minimo va definito nei contratti e non per legge: “Abbiamo la stessa posizione, siamo per rafforzare la contrattazione perché garantisce tutti, e l’esempio ci viene da Ita”, afferma il presidente degli industriali, Carlo Bonomi. Che torna sul Patto, giudicando “positiva la risposta” data dai sindacati, e anche sui partiti, chiedendo che “il gioco delle bandierine non metta a rischio le riforme” che il Paese aspetta da anni. Ed esclude che Confindustria “si candidi a fare un partito”. Sul salario minimo vanno definiti il ruolo dei Ccnl e la soglia minima, che potrebbe viaggiare sui 9 euro l’ora: Sbarra ripete che “un salario orario per legge darebbe la stura a moltissime aziende di uscire dai contrattti nazionali”. “La direttiva europea ha l’obiettivo di estendere la contrattazione. Per noi il salario minimo è quello dei minimi contrattuali”, dice Bombardieri. Direttiva europea che richiama il commissario europeo al Lavoro, Nicolas Schmit: “L’Ue chiede agli Stati membri di aumentare i salari”. (ANSA)