Tempi duri per i lavoratori dell’Istituto incremento ippico di Catania dichiarati in esubero ma, il parlamentare siciliano Cracolici (Pd) chiede alla Regione di dar loro nuova collocazione. Il problema risale a luglio scorso quando, per potenziare l’efficienza dell’Istituto di Incremento ippico è stata approvata una legge regionale ad hoc, ma già secondo i sindacati, l’unico risultato paradossale e drammatico sarebbe stato quello che ben 8 dipendenti dell’istituto passassero in disponibilità, con sospensione del rapporto di lavoro e con unica garanzia l’80% dello stipendio per 24 mesi. I sindacati FP CGIL e SADIRS da subito hanno ritenuto dunque che “l’art. 2 della Legge Regionale 16 ottobre 2019, n. 17, finalizzata ad accrescere l’efficienza, razionalizzare il costo del lavoro e realizzare la migliore utilizzazione delle risorse umane dell’Istituto Incremento Ippico con sede a Catania” non avrebbe prodotto risultati per il rilancio dell’Istituto e si sarebbe rivelato addirittura pericoloso. Previsione azzeccata.
A tal proposito l‘ interpellanza di Cracolici sarà presentata in esame all’Assemblea regionale di giovedì 24 febbraio e rivolta all’assessore per l’Agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca mediterranea Toni Scilla.
Come riporta GiocoNews, l’interpellanza, intitolata “Chiarimenti in merito alle procedure di mobilità dei lavoratori dell’Istituto incremento ippico”, premette che l’Ars con la legge regionale n. 17 del 2019 art. 2, commi 7 e 8, ha definito la dotazione organica dell’Istituto incremento ippico con sede a Catania e considera che “tale norma definiva le procedure di messa in mobilità per le eccedenze relativa alla dotazione organica”. Già nel dibattito parlamentare, Cracolici aveva fatto rilevare “l’esistenza di una norma nella legislazione vigente per riorganizzare gli enti vigilati e per la messa in mobilità del personale in eccedenza verso altri Enti vigilati e/o 1’Amministrazione regionale” e nella stessa occasione “il presidente della Regione aveva assunto l’impegno di ricollocare eventuali esuberi presso altri Enti vigilati e/o l’Amministrazione regionale”. Quindi, considerando che “la norma in oggetto è stata sottoposta al giudizio della Corte costituzionale che ha ritenuta inammissibile la questione di legittimità costituzionale in quanto già disciplinata dall’ordinamento civile dello Stato”, l’ente, con determina del 14 maggio 2021, ha ridefinito la dotazione organica “prendendo atto del giudizio della Corte costituzionale ma dando applicazione parziale all’articolo 33 del Dlgs 165/2001 determinando, di fatto, una unilaterale messa a disposizione di alcuni lavoratori, in atto in pianta organica, senza una preventiva ricerca di ricollocazione degli stessi lavoratori e procedendo alla messa in mobilità con relativa decurtazione salariale pari al 20 percento”.
La Redazione