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Dia, Relazione del primo semestre 2021: le mafie particolarmente interessate al gioco d’azzardo

Pubblicata e presentata al Parlamento dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, la Relazione sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2021. Il documento è stato redatto dalla DIA, inquadrata all’interno del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ed è stato coordinato con il Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale. Per quanto riguarda l’interesse delle mafie al settore del gioco d’azzardo nelle varie regioni italiane si legge:

“Un settore criminale di particolare interesse per la dimensione del fenomeno nel suo complesso e per gli sviluppi evolutivi che promette è quello delle scommesse e dei giochi online. Cosa nostra, ma in genere la criminalità organizzata di tipo mafioso, riesce a realizzare un controllo diffuso e capillare sul territorio di competenza nel mercato legale dei giochi e scommesse on line sfruttando società di bookmaker con sede formale all’estero (prive di autorizzazione ad operare in Italia) per offrire servizi ad una fitta rete di agenzie e punti gioco ubicati nel territorio siciliano. Si tratta di un’attività altamente remunerativa che presenta un basso rischio di esposizione all’attenzione delle forze di polizia e garantisce da un lato un forte controllo del  territorio e dall’altro il raggiungimento di un elevato potere economico. Particolarmente interessanti sono risultate le figure di soggetti imprenditoriali la cui professionalità e competenza nel settore viene contemporaneamente prestata a più famiglie mafiose spesso storicamente in contrasto tra loro senza che questo determini occasioni di attrito o concorrenza in virtù del fatto che si opera in un mercato vastissimo e in continua espansione in grado di soddisfare le esigenze di tutti i sodalizi criminali”.

La Dia evidenzia ancora come “ambito di un costante interesse mafioso continua ad essere quello del gioco e delle scommesse. La predetta indagine “Bivio” oltre alle già descritte dinamiche estorsive ha documentato il coinvolgimento di alcuni mafiosi in tale settore. In particolare dalle intercettazioni eseguite durante un incontro tra esponenti della consorteria sono stati rivelati “…alcuni accenni circa un “pannello”, ovvero di un sito per le scommesse on line … valido…”. Uno degli interlocutori raccontava “…di aver proposto a qualcuno di lavorare con lui in un’agenzia di scommesse del fratello … ha un bello pannello che già ha i giocatori … io gli ho fatto una proposta mettiti con me… mio fratello gli ha detto io metto l’agenzia e tu metti il lavoro e vediamo … se conviene a tutti e due si va avanti perché a me mi interessa…”. Nel semestre inoltre gli esiti dell’operazione “All In si gioca”31 del novembre 2020 hanno consentito di eseguire un ulteriore decreto di sequestro preventivo nei confronti di alcuni soggetti indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso e trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante mafiosa. Il provvedimento in esame ha riguardato beni mobili e immobili per un ingente valore complessivo tra i quali una villa di particolare pregio ubicata nell’isola di Favignana (TP) e quote di capitale riferibili a 10 società ubicate nelle province di Roma, Salerno e Palermo. Si deve poi sottolineare che sul territorio panormita persisterebbero episodi di corruzione che coinvolgono singoli cittadini, imprenditori e tecnici probabilmente allettati da facili guadagni. I settori più colpiti dal fenomeno della corruttela sono gli appalti pubblici32 e il subordinato ciclo dei rifiuti33 che rappresentano terreno di interferenza di interessi privati nella gestione della “cosa pubblica” oltreché di frequenti ingerenze di cosa nostra34. Con riferimento alle infiltrazioni mafiose e al condizionamento delle amministrazioni comunali sintomatiche della perniciosità di cosa nostra si segnala nel semestre in esame l’esito dell’accesso ispettivo presso il comune di San Giuseppe Jato (PA) disposto dalla Prefettura di Palermo35 che ha consentito di accertare “…l’esistenza di una fitta rete di frequentazioni e parentele, dirette o acquisite, di esponenti delle locali famiglie mafiose con numerosi amministratori sia della maggioranza che della minoranza consiliare del Comune di San Giuseppe Jato. Rapporti di vicinanza che si sono manifestati anche in contesti pubblici quali matrimoni, cerimonie o altri eventi (funerali, ndr) …”. La Relazione prefettizia ha trattato con particolare attenzione la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel comune di San Giuseppe Jato. Gli esiti ispettivi emersi in tale settore hanno messo in luce molteplici violazioni di legge sull’affidamento di tali servizi. In particolare è emerso che il Sindaco di San Giuseppe Jato ha “…reiteratamente consentito l’esercizio arbitrario del potere derogatorio permettendo di prorogare, in assenza dei presupposti normativi, l’affidamento di un servizio pubblico, per rilevanti importi, creando di fatto situazioni di monopolio in capo a imprese apparentemente concorrenti ma in effetti portatrici di un unico interesse, e non assicurando, come impone il principio di libera concorrenza, l’ampliamento delle possibilità concrete di aggiudicazione in capo ad altri operatori potenzialmente idonei.”. In definitiva l’illecita azione amministrativa locale ha di fatto favorito due società già raggiunte da interdittiva antimafia riconducibili a soggetti appartenenti al locale contesto mafioso”.

La Redazione

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