Ivrea si mette in gioco per sensibilizzare sui rischi della ludopatia. Il 3 ottobre in sala Santa Marta è andata in scena la presentazione di ‘Fate il nostro gioco’, percorso pensato per i ragazzi delle scuole superiori per informare in maniera giocosa e intelligente sui rischi e i meccanismi del gioco d’azzardo patologico.
Sala Santa Marta è stata così trasformata in un particolare casinò, dove però roulette e tavoli da black jack insegnano la matematica, le probabilità e i trucchi che i casinò utilizzano per spingere gli utenti a giocare di più. Perché, come è noto, il banco vince sempre.
Nato nel 2009 come una mostra dedicata alla matematica del gioco d’azzardo ideata dall’agenzia Taxi1729, società di divulgazione scientifica torinese, l’esperienza di Fate il nostro gioco è andata avanti e si è sviluppata, trasformandosi fino a divenire un laboratorio divertente e coinvolgente pensato per i più giovani. L’idea è di informare sui rischi della ludopatia superando l’approccio giudicante e paternalistico: non si punta a spaventare, ma a fornire ai ragazzi le informazioni necessarie a riconoscere i meccanismi sia psicologici che matematici dietro il gioco d’azzardo, e su come quest’ultimo possa trasformarsi in una vera e propria dipendenza.
Grazie anche alla dimostrazione fornita da Azelio, l’app sviluppata dagli stessi formatori di Taxi1729, viene così dimostrato come qualsiasi metodo di scommessa, se protratto abbastanza a lungo, porti con certezza matematica a finire in perdita.
Perché la vera meccanica dei casinò, delle slot machine, dei gratta e vinci, non si basa sul vincere o perdere, ma sullo spingere la propria utenza a giocare sempre più a lungo. E per farlo utilizzano luci, suoni e astute strategie, sfruttando meccanismi naturali aventi a che fare con la parte meno razionale della nostra mente, e dei quali spesso non ci rendiamo conto.
“Il progetto è interessante proprio perché è rivolto ai giovani, una categoria a maggior rischio di patologizzazione – spiega la vicesindaca Patrizia Dal Santo – Nonostante sia vietato ai minori, sappiamo bene quanto il gioco sia diffuso su internet, dove aggirare eventuali blocchi diventa molto facile. Crediamo che un approccio giocoso e stimolante sia più efficace per comunicare con i ragazzi”.
La Redazione