Il “vento di scirocco” questa volta ha portato a una pericolosa alleanza tra clan mafiosi in Sicilia. Nello specifico, quelli legati alla cosca Mazzei sono finiti al centro dell’inchiesta ‘Scirocco‘ della Dda etnea che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 23 indagati (https://www.rainews.it/tgr/sicilia/video/2020/01/sic-mafia-asse-catania-trapani-inchiesta-d6ac1c64-d5d3-409f-b053-0766b378d2ce.html). I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione a delinquere e mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, impiego di beni di provenienza illecita, falso in atto pubblico, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di scritture contabili. Il Gip ha contestato l’aggravante del metodo mafioso per agevolare il clan Mazzei. In totale, 10 sono finiti in carcere, cinque agli arresti domiciliari e otto hanno ricevuto delle misure interdittive. Sequestrati beni per 20 milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito da carabinieri del nucleo Investigativo del comando provinciale di Catania e da militari del nucleo di Polizia economico finanziaria della guardia di finanza.
Le indagini sono state avviate nel settembre del 2016 per monitorare le attività della ‘famiglia’ Mazzei e, in particolare, del suo componente di spicco, detto ‘Scirocco’. I carabinieri hanno individuato l’esercizio commerciale, dove il clan teneva dei vertici per parlare delle attività illecite, come usura ed estorsioni, ma anche delle tensioni interne alla stessa ‘famiglia’. Gli inquirenti hanno anche accertato il riciclaggio di soldi ‘sporchi’ nel settore delle scommesse online e nella gestione completa delle apparecchiature elettroniche da gioco. Dalle indagini sono emersi collegamenti con imprenditori che gestivano depositi di impianti di carburanti coinvolti in operazioni finalizzate alla frode fiscale.
La Redazione