Chi l’avrebbe mai detto che un giorno la Lega avrebbe seguito l’esempio della Nigeria?! E’ quello che sta succedendo in queste ore in Piemonte che, sull’onda di quanto già fatto dalla stato africano, e dalla vicina Lombardia, chiede i danni alla Cina intentando una causa legale.
A chiederlo in un odg è il partito di Matteo Salvini, che “impegna la Giunta regionale ad attivarsi con ogni mezzo disponibile, nel rispetto delle proprie prerogative, affinché la Repubblica Popolare Cinese versi nelle casse della Regione Piemonte 20 miliardi di euro a titolo di risarcimento, per le migliaia di morti e per i danni economici senza precedenti, patiti dalla Regione stessa a causa della pandemia da Covid-19” (https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/05/06/news/coronavirus_in_piemonte_la_lega_segue_il_modello_nigeria_facciamo_causa_alla_cina_per_20_miliardi_di_euro_-255830934/). “Non esiste un valore economico quantificabile per ciò che il Piemonte e i piemontesi hanno patito e stanno ancora subendo – ha spiegato il capogruppo Alberto Preioni – Vite spezzate, quotidianità annullata, danni economici immensi. I Tribunali internazionali faranno il loro lavoro: se le autorità cinesi hanno messo a tacere le voci dell’allarme contagio, dovranno subire le conseguenze”. Nel bel mezzo di una pandemia mondiale, in cui la crisi sanitaria va di pari passo con quella economica, devastante, la Lega della piccola regione Piemonte pensa a impiantare una mega causa all’immensa nazione Cina. “Prima di noi Nigeria e Missouri si sono mossi con azioni legali, mentre non si contano ormai le class action e alle cause private – prosegue il consigliere Andrea Cane, primo firmatario dell’ordine del giorno – Il Piemonte piagato non ha bisogno di cercare un colpevole, come sicuramente si dirà dai banchi delle minoranze, ha però il dovere di tutelare con tutti i mezzi i piemontesi”. Per ora l’idea della richiesta di risarcimento lanciata del capogruppo leghista in Regione è solo una proposta: sarà il consiglio regionale a decidere se portarla avanti o se frenare sulla questione, come è già successo in Lombardia.
La Redazione