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Cosenza, maxi blitz, Gratteri: “il settore del gaming rappresenta una forte attrattiva, in quanto attività estremamente redditizia”

Emersi ulteriori dettagli sulla maxi-operazione contro la ‘ndrangheta a Cosenza e provincia che ha portato anche all’arresto il sindaco di Rende (http://cifonenews.comma3.com/ndrangheta-riciclaggio-e-gioco-dazzardo-202-misure-cautelari-ce-anche-il-sindaco-di-rende/). Una retata che ha coinvolto 254 persone: 139 finite in carcere, 51 ai domiciliari, 11 sottoposte all’obbligo di dimora e divieto di esercizio della professione e altre 52 indagate a piede libero. Il blitz è stato disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri e ha coinvolto polizia, carabinieri e guardia di finanza perché “un’inchiesta del genere non poteva farla una sola forza, visto che ognuno di loro già lavorava sulle famiglie di ‘ndrangheta, sul territorio”. Solo la polizia ha utilizzato circa 600 uomini per il blitz. Nel corso della conferenza stampa Gratteri  ha fatto riferimento anche al coinvolgimento del settore del gioco d’azzardo nell’inchiesta: “è stata ritenuta, altresì, la gravità indiziaria, a livello cautelare, per il delitto di associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi – anche d’azzardo – e di scommesse, nonché delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori con riferimento alla presunta commistione illecita tra gli interessi di imprenditori del settore e quelli della locale criminalità organizzata per la quale il settore del gaming rappresenta una forte attrattiva, in quanto attività estremamente redditizia”.

Disposto il sequestro preventivo di 39 complessi aziendali, anche di imprese del settore del c.d. “gaming” (scommesse on-line e sale giochi e biliardo).

“E’ stata l’indagine più estesa – ha spiegato Gratteri – perché abbiamo interessato Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, dal momento che un’inchiesta del genere non poteva farla una sola forza, visto che ognuno di loro già lavorava sulle famiglie di ‘ndrangheta, sul territorio. Bisognava mettere a regime tutto quello che c’era negli archivi e nelle banche dati. Ci sono stati due bravi sostituti che hanno coordinato un gruppo lavoro che ha coinvolto centinaia di appartenenti alle forze dell’ordine. Per noi non è stato difficile far lavorare a regime tutti come se fosse un unico Corpo perché ci sono investigatori di primissimo piano nel distretto mandati dai vertici delle forze dell’ordine che ringrazio sempre. Quando c’è gente intelligente è possibili farli lavorare in sinergia anche se hanno una divisa diversa. Il difficile – ha concluso il procuratore – è stato fare sintesi e dare conseguenza logica su piano probatorio a tutto quello che si è trovato”.

La Redazione

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