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Dopo aver sentito i ripetuti allarmi sulla diffusione incontrollata del gioco in Italia, viene spontaneo chiedersi: ma qual è la situazione nel resto dell’Unione europea? È vero che abbiamo le leggi più permissive dell’Ue? E come si può controllare il gioco on line, dato che Internet non ha frontiere?

Proviamo a tratteggiare un quadro sintetico di quali siano le norme che regolano questo settore nei principali Paesi dell’Unione.

Parliamo di regole

La Commissione europea ha più volte ribadito che ciascun Paese membro conserva la propria sovranità sul gioco d’azzardo, purché vengano rispettati alcuni princìpi comunitari, come quello della libertà d’impresa e della lotta alla criminalità organizzata e al riciclaggio. Alcune sentenze della Corte di giustizia europea, chiamata a pronunciarsi da tribunali italiani, hanno specificato che un Paese membro ha tutto il diritto di limitare le attività di gioco purché con due specifiche finalità: tutelare la salute dei cittadini (ovvero, ridurre i rischi di dipendenza da azzardo) e combattere la criminalità organizzata e il riciclaggio di denaro.

Inoltre, la Corte di Giustizia europea, in una sentenza del settembre 2011 sul monopolio della Grecia nelle scommesse, ha scritto che “il monopolio statale nel gioco è consentito ma a condizione che non operi con la stessa filosofia dei privati. Ovvero, che non faccia promozione al gioco e non metta in atto le tecniche di marketing per incentivarlo”. Altrimenti, quel Paese sarebbe tenuto a consentire l’accesso agli operatori privati.

I Paesi membri si dividono, quindi, tra quelli nei quali il gioco è vietato del tutto e sono presenti, di solito, solamente le lotterie nazionali, e quelli nei quali è regolamentato. L’avvento di Internet ha accelerato questo processo mettendo i vari Governi di fronte a un dato di fatto: anche se il gioco è vietato su un territorio, ciascuno può giocare on line con siti che si trovano da qualsiasi parte del mondo. Quindi, ci sono trovati due ottime ragioni per iniziare a regolamentare il settore e offrire ai propri cittadini opportunità di gioco controllato dalle autorità: aumentare gli introiti fiscali, da un canto; e tutelare il giocatore, per altro verso.

Se i vari Paesi riuscissero a trovare un accordo per condividere alcune leggi, questo favorirebbe i giocatori, le aziende e anche i controlli sull’attività di queste ultime. Ipotesi decisamente lontana, quella di una normativa comune all’interno dell’Ue, perché in questo momento non c’è un accordo nemmeno su quali giochi rendere legali e quali vietare del tutto.

È soprattutto nel gioco on line che sarebbe auspicabile un’armonizzazione delle norme. È difficile, infatti, far concidere i confini di Internet con quelli nazionali: qualsiasi regola stabilita all’interno di un territorio, viene facilmente elusa dagli utenti della Rete che si collegano con qualsiasi sito al mondo.

C’è però un esperimento di questa collaborazione che alcuni Paesi hanno attuato da meno di un anno: la liquidità condivisa nel poker tra Francia, Portogallo e Spagna. L’accordo era stato raggiunto anche con l’Italia, ma la situazione politica ha impedito, per adesso, di realizzarlo.

Liquidità condivisa vuol dire che i giocatori di tutti e tre i Paesi insieme possono accedere allo stesso tavolo virtuale (le poker room). Mentre, invece, i giocatori italiani possono sfidare solo altri italiani e così via. Arrivare a questo accordo ha comportato lunghe trattative per definire degli standard comuni e, soprattutto, un’equa suddivisione degli introiti fiscali. Tra le ragioni che frenano gli accordi normativi in questo settore, infatti, c’è la volontà di mantenere l’autonomia fiscale in un settore dove di soldi ne girano veramente tanti.

Proviamo, quindi, a vedere per prima cosa quali sono i giochi consentiti e regolamentati in ciascuna giurisdizione. Per poi vedere quali criteri vengono applicati. Iniziamo da Francia, Spagna, Germania.

FRANCIA:

È la patria dei casinò, non a caso la gran parte dei giochi sono stati inventati qui e portano un nome francese. Ne ospita senz’altro un gran numero ma pochi sono dei veri casinò in grande stile. La maggior parte sono poco più di grandi sale giochi, presenti essenzialmente nelle località turistiche proprio perché sono concepite per invogliare soprattutto gli stranieri a lasciare sul territorio un po’ di soldi in più.

Le scommesse sono gestite da un duopolio: la  Fdj, Française des Jeux, società di proprietà dello Stato francese per il 72% (che ha anche il monoplio di lotto e lotterie), e la PmuParis mutuel urbain, che fino al 2010 offriva solo scommesse ippiche, per le quali ha ancora il monopolio. Entrambe hanno una rete di agenzie e offrono anche gioco on line, ma limitatamente alle scommesse.

Le authority del gioco sono due: la ArjelAutorité de régulation de joeux en ligne, ha competenza esclusivamente sul gioco on line, e la CsjCommission supérieure des jeux, presso il Ministero dell’Interno.

Molto simile all’italiana Adm per quel che riguarda le competenze, Arjel ha delle regole ancora più restrittive e soprattutto delle aliquote fiscali maggiori, che hanno scoraggiato molti operatori di gioco e molti giocatori. Molti, infatti, ritengono che questo eccessivo rigore abbia portato a una crescita molto contenuta del volume di gioco. Addirittura la metà delle società che avevano ottenuto una licenza nel 2010, ha poi rinunciato per scarsa convenienza economica. Ma per il gioco on line si sa che in realtà molti giocatori frequentano siti non autorizzati, dato che su Internet è difficile impedire a un utente di uscire dai confini nazionali.

SPAGNA:

La competenza nel settore del gambling è suddivisa tra lo Stato centrale e le 20 Comunità autonome della Spagna. Per coordinare gli interventi normativi tra le due entità, si fa riferimento al Consejo de Políticas del Juego.

L’autorità di controllo e gestione delle attività di gioco è invece assegnata alla DgojDirección General de Ordenación del Juego.

Per le scommesse, però, viene applicata una legge denominata Spanish gambling act, che è valida su tutto il territorio nazionale.

Lo sviluppo turistico degli anni ’80 è stato accompagnato dall’apertura di diversi casinò, destinati sicuramente ai turisti, al pari del modello francese, ma frequentati molto anche dagli stessi spagnoli. A differenza di quelli francesi, sono solitamente ambienti molto ampi e che puntano all’eleganza e ai servizi complementari, come la ristorazione di qualità.

bingoIl gioco più diffuso a livello popolare e nei quartieri delle città è il bingo. Praticato da fasce sociali di ogni genere, risulta soprattutto attraente per i giocatori meno giovani.

Il gioco on line, regolamentato nel 2011 si è sviluppato molto velocemente e oggi rappresenta il 6% dell’intera spesa dei giocatori spagnoli, pari a circa 8,4 miliardi di euro. La cosa più stravagante dell’autonomia spagnola è che riguarda anche il gioco on line: se è difficile applicare su Internet delle regole all’interno di una nazione, figurarsi quanto possa essere complicato imporre dei limiti e dei comportamenti all’interno di una singola regione.

Va ricordato che la spesa è quello che rimane nelle casse degli operatori dopo aver pagato le vincite: solo in Italia si conosce con esattezza anche il totale di quanto i giocatori puntano (circa 90 miliardi di euro nel 2015) chiamate “raccolta” e distinto dalla “spesa” (17 miliardi).

GERMANIA:

Quella tedesca è tra le legislazioni più confuse dell’intera Ue in ambito di azzardo, soprattutto per quel che riguarda il gioco on line. Un panorama reso complicato sicuramente dalla divisione del territorio in 16 länder, ciascuno con una notevole autonomia legislativa.

Ma una sentenza della Corte costituzionale del 2006 stabilì che la competenza in ambito di gioco doveva essere accentrata nello Stato centrale per una maggiore efficacia in termini di tutela del giocatore. Così, nel 2011 fu approvato un trattato intestato sul gambling che avrebbe dovuto essere valido in tutto il territorio della Germania. Il trattato, però, non è mai entrato in vigore perché uno dei 16 länder, lo Schleswig-Holstein, aveva nel frattempo approvato una propria legge e rilasciato delle licenze a operatori di gioco on line. Mentre si cercava di risolvere il garbuglio giuridico, la legge federale veniva riportata alla Corte di giustizia europea che ne bocciava alcune parti e costringeva il Parlamento tedesco a modificarla più volte.

Allo stato attuale, comunque, le licenze dello Schleswig-Holstein sono in scadenza e si sta cercando di capire come mettere d’accordo tutti su un impianto normativo comune che l’Ue non censuri per qualche ragione.

Parlando di gioco fisico, cioè non on line, sono presenti sul territorio le lotterie, le scommesse sportive, i casinò (80 in tutto), le slot machine e le scommesse ippiche.

Nel 2016, sono state censite circa 9mila sale giochi (all’estero le chiamano “arcade”) e tra i 60mila e i 70mila ristoranti che offrono intrattenimento con slot machine.

Le slot machine, comunque, rappresentano anche in Germania oltre la metà (60% circa) dell’intero movimento di denaro legato al gioco d’azzardo.

L’impresa che desidera aprire un’attività di questo genere deve chiedere una licenza che viene concessa solo se dimostra di averne i requisiti. Tra le restrizioni, è prevista anche la distanza minima tra una sala giochi e l’altra, il cui obiettivo è di evitare un affollamento che possa costituire una eccessiva attrattiva e una pressione psicologica nei confronti del potenziale giocatore. È anche vietata la pubblicità delle slot machine, nonostante questo divieto sia in contrasto con un principio giuridico che garantisce alle imprese la possibilità di pubblicizzare la propria attività. Una possibilità, che comunque è sottoposta ad altre limitazioni, è quella di affiggere sulle vetrine degli adesivi.

Ai limiti previsti dal trattato per tutto il territorio tedesco, se ne aggiungono anche altri stabiliti dai parlamenti locali. Come per esempio, il divieto di installare i bancomat all’interno delle sale giochi (in Nord Reno-Westfalia) o l’obbligo di esporre un orologio ben visibile (in Baden Württemberg) in modo che il giocatore si accorga di quanto tempo sta passando a giocare.casino-Baden-baden

Lotterie e casinò sono di competenza dello Stato federale. Ciascun länder ha una propria lotteria e una società che la gestisce. Esistono, poi, le lotterie sociali, che per legge devono destinare la gran parte dei propri proventi a favore della collettività.

Le scommesse sportive sono regolamentate dai singoli Stati che hanno avuto dei monopoli fino al 2002. Una sentenza della Corte di giustizia europea ha giudicato legittimi i monopoli solo a determinate condizioni. Di conseguenza, il trattato interstato ha consentito l’accesso di 20 operatori privati. Ma sono in corso diversi contenziosi legali per ricorsi degli operatori di gioco.

Fonte http://www.giampieromoncada.it/

posted by Giampiero Moncada

 

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