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Biella, torna il camper del Gap Tour contro il gioco d’azzardo patologico

Ritorna a Biella il camper del gap Tour contro il gioco d’azzardo patologico. L’iniziativa è promossa dalla Regione Piemonte. Dalle ore 9.00 alle 14.00 di giovedì 2 novembre il camper del GAP Tour stazionerà in piazza Falcone con gli operatori della Regione Piemonte e del SER.D dell’ASL BI a disposizione della cittadinanza per sensibilizzare sui rischi del gioco d’azzardo e per informare sui percorsi di cura dalla ludopatia. Secondo gli ultimi dati in media, 3 piemontesi su 10, ossia circa 1.300.000 persone, hanno giocato almeno una volta in denaro negli ultimi anni, spendendo un ammontare complessivo annuo di oltre 6 miliardi di euro. Nonostante gli anni di pandemia sembrassero aver determinato un calo della dipendenza da gioco d’azzardo, il fenomeno in realtà non si è mai arrestato. Dati recenti dimostrano un aumentato vertiginoso del gioco online, che ha ormai superato quello fisico: la spesa complessiva si attesta sui 140 miliardi di euro, di cui il 60% è relativa al gioco on line.

Cosa prevede l’iniziativa
La presenza degli operatori durante la mattina del 2 novembre, in occasione del GAP Tour, è utile per informare sul percorso, sugli strumenti e sui luoghi di cura, ma anche e soprattutto per aiutare il cittadino a capire se la propria modalità di gioco ha già superato quella fase che viene definita “gioco sociale”, virando verso un comportamento problematico.

“Si tratta di una dipendenza non facile da curare poiché, purtroppo, i farmaci a oggi disponibili possono curare solamente gli effetti secondari della malattia, quali ansia, depressione, insonnia, pensieri suicidari“, dichiara Loredana Acquadro, psicologa psicoterapeuta, coordinatrice dell’équipe del Ser.D. ASL BI dedicata all’Ambulatorio per il trattamento del Disturbo da Gioco d’Azzardo. “La dipendenza da gioco d’azzardo può colpire tutti: giovani, anziani, persone abbienti e persone fragili. Sono però certamente queste ultime a riportare le conseguenze maggiori, poiché meno strutturate e probabilmente meno inclini a chiedere aiuto“.

La Redazione

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