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Campione: due anni di chiusura casinò, fallimenti e commissariamenti

A due anni dal suo fallimento il Casinò di Campione è ancora chiuso e nell’exclave italiana in territorio svizzero continua a mancare il sindaco (http://cifonenews.comma3.com/campione-rischia-di-non-avere-un-candidato-sindaco-alle-prossime-amministrative-salmoiraghi-senza-le-entrate-del-casino-non-si-puo-redigere-un-bilancio/).

In un’intervista al Corriere di Como Giorgio Zanzi, commissario prefettizio che ha in gestione il Comune di Campione, ha dichiarato: “Quando sono arrivato a Campione d’Italia, a fine settembre di due anni fa, non mi sarei mai aspettato di dover vivere questa situazione fino ad oggi. Pensavo che nel giro di qualche mese il Casinò avrebbe riaperto. Ci sono questioni legali, economiche, politiche, ma anche circostanze sfavorevoli, che hanno rallentato la soluzione. Dal cambio di governo al lockdown”.

A due anni dal fallimento della casa da gioco tutti auspicano che Campione possa riniziare a vivere. Tra questi il sindacalista della Uil, Vincenzo Falanga: “C’è un progetto che deve decollare per la comunità e tutto il territorio”. Ricordando la relazione dell’ex commissario straordinario del Casinò, Maurizio Buschi, Falanga aggiunge: “La linea è stata tracciata. Ora manca solo la volontà di costruire un percorso a livello normativo e giuridico, che consenta l’ingresso del privato che faccia l’investimento. I governi sono stati molto prudenti quando si è parlato di risorse da investire su Campione. Si tratta di un atteggiamento comprensibile. Le gestioni passate del Casinò non aiutano. Pensare di dare risorse al gioco d’azzardo neppure. Però, questo è diventato un grave problema territoriale e internazionale. I residenti vivono di difficoltà quotidiane nei servizi essenziali, dalla sanità all’istruzione, fino alla raccolta dei rifiuti. Campione è un paese strategico, affacciato sul Lago di Lugano, non si può abbandonarlo così al suo destino”. Massimo D’Amico, presidente dell’associazione operatori economici di Campione d’Italia denuncia l’ostruzionismo di una fette politica. “La soluzione non è semplice perché ci sono posizioni politiche lontanissime. La componente Cinquestelle è contraria in modo viscerale al gioco d’azzardo. Vito Crimi lo ha ribadito più volte. Fortunatamente – aggiunge D’Amico – la questione viene seguita dal sottosegretario del Pd Pier Paolo Baretta, che ha una competenze specifiche in materia. Dobbiamo dare atto anche al senatore Alessandro Alfieri del lavoro che ha svolto. Bruschi aveva indicato due vie: o ripristinare la vecchia società, per proseguire con un concordato in continuità con il sostegno di un privato, oppure creare una realtà nuova, ma sempre insieme con un privato che possa garantire redditività. Alcuni gruppi si sono già fatti avanti. Ora la politica deve avere il coraggio di compiere nuovi e decisivi passi”.

La Redazione

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