“Se non è possibile impedire il gioco lecito possiamo creare un movimento culturale che aiuti a eliminare le sacche di patologia”. E’ quanto ha detto in Sardegna Graziella Boi, direttore del Centro per il trattamento dei disturbi psichiatrici correlati ad alcol e Gap alla Cittadella della salute a Cagliari e direttore scientifico Ats (Agenzia di tutela della salute) per il piano regionale contro il gioco. La normativa regionale ha attinto dal piano regionale contro il gioco, curato dalla Boi e dalla sua équipe e “finanziato dal Ministero grazie alla legge di stabilità. La Sardegna potrà contare su risorse per 1 milione 380 mila euro per interventi mirati alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione dei malati da gioco d’azzardo”, ha sottolineato. In particolare, “in ogni Assl dell’isola saranno arrivate unità operative specifiche contro il gioco d’azzardo che lavoreranno su progetti unitari”.
E ancora: “Il distanziometro, cioé la disposizione per cui non potranno essere autorizzate sale da gioco o apparecchi entro una certa distanza da luoghi sensibili, è un provvedimento giusto e condivisibile. E lo è anche la decisione di vietare la pubblicità e il patrocinio a iniziative legate al gioco d’azzardo. Lodevole il coinvolgimento delle scuole, perché la prevenzione deve iniziare tra i giovanissimi: questo aspetto fondamentale è contenuto nel piano regionale contro il gioco d’azzardo, attraverso l’organizzazione di incontri con gli adolescenti particolarmente sensibili al gioco on line. Più in generale – ha concluso la Boi – per affrontare il problema serve un intervento diversificato: per esempio non basta abbassare le tasse a chi dismette le slot nel suo bar per arginare la ludopatia, servono più azioni che concorrano a creare un movimento forte di opinione”.
La Redazione