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Fallimento Casinò di Campione: cadono le accuse. Via libera al concordato preventivo

Lieto fine per il Casinò di Campione d’Italia. “Il reato è estinto per intervenuta prescrizione”, “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”, “il fatto non sussiste”. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como ha così siglato il non luogo a procedere nei confronti di 17 persone indagate per il fallimento della Casa da gioco campionese. Le accuse, a vario titolo, andavano dall’abuso d’ufficio al falso in bilancio, per passare al falso in atto pubblico. Il caso riguardava il dissesto da 61 milioni di franchi nelle casse del Comune di Campione d’Italia, causato da una serie di irregolarità nel rapporto con il Casinò, portato al fallimento nel 2018 con 130 milioni di euro di debiti e lasciando a casa 500 dipendenti. E’ quanto si legge sul Corriere del Ticino. Il Tribunale Fallimentare di Como, ha dato il via libera al concordato preventivo del Casinò di Campione, ammettendo la società di gestione alla procedura. Una decisione che prende le mosse dalla richiesta di Fallimento depositata a gennaio 2018 dalla Procura di Como, a fronte di gravissime insolvenze e buchi di bilancio da parte della società campionese che gestisce la casa da gioco. Un primo iter fallimentare era stato però annullato dalla Corte d’Appello, che aveva imposto al Tribunale di Como l’apertura di una nuova procedura fallimentare, ritenendo che non fossero stati garantiti i termini di concessione delle proroghe chiesti dai rappresentanti legali della società. Con l’avvio della richiesta di fallimento bis, reiterata dalla stessa Procura, è stato presentato un piano di risanamento e rilancio secondo il quale la società, fortemente alleggerita dal punto di vista del numero dei dipendenti e delle spettanze dovute al Comune, socio unico.

Ora, con l’ammissione al concordato, la casa da gioco ripartirebbe entro fine anno con 174 dipendenti, con l’obiettivo di arrivare a 274 nell’arco dei prossimi cinque anni. In questo modo, il costo del lavoro passerà da 50 milioni di euro all’anno, a meno di 11 per arrivare a un massimo di 17 milioni dopo cinque anni. Anche i contributi destinati al Comune muterebbero significativamente: non più di mezzo milione nel primo anno di ripartenza, per arrivare a una quota massima di 2 milioni e mezzo. Il 22 novembre, inoltre, è stata fissata la convocazione dei creditori.

La Redazione

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