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Arcadio (Cisl Puglia) sul distanziometro: “Applicando la legge per le attività già operative, saltano 2 o 3 mila posti di lavoro in tutta la regione”

Rinviata al 5 giugno (http://cifonenews.comma3.com/bari-slitta-al-5-giugno-la-manifestazione-dei-lavoratori-del-settore-gioco-pubblico/) la manifestazione barese contro la legge regionale sul gioco. I sindacati e le associazioni non demordono e scendono in piazza. Dopo la proroga di sei mesi concessa a dicembre, il 15 giugno scadono i termini per l’adeguamento delle sale giochi alla legge 43/2013, in particolare sulla questione delle distanze dai luoghi considerati sensibili. Così Antonio Arcadio, segretario generale della Fisascat Cisl Puglia, ha dichiarato alla stampa: “Per noi il distanziometro non serve a combattere il problema della ludopatia, perché con gli smartphone si può giocare dovunque e in qualsiasi momento ma a noi, come organizzazioni sindacali, la proposta di emendamento che riduce le distanze da 500 metri a 250 tutto sommato potrebbe anche andare bene ma solo se riguarda le nuove aperture di sale. In questo modo verrebbero salvaguardati i lavoratori storici. Tra i consiglieri ci sono differenze interpretative sull’emendamento – prosegue Arcadio – In particolare alcuni ritengono che le regole sulle distanze debbano applicarsi anche per le sale aperte dopo l’approvazione della legge del 2013. Altri pensano, come i sindacati, che debbano essere applicate solo per le nuove aperture. […] Senza voler far polemica ma è emersa un po’ di confusione. Noi per senso di responsabilità abbiamo deciso di interrompere la manifestazione spiegando ai lavoratori quello che sta succedendo. Ma il 5 giugno torniamo e non ce ne andiamo più fino a quando non ci danno una risposta seria che da un lato salvaguardi i lavoratori e dall’altro una risposta, visto che siamo sindacati che pensano alle famiglie, su quali possano essere le politiche attive per trovare le soluzioni al problema della ludopatia”.

E ancora: “E’ inutile che ci prendiamo in giro: con gli smartphone ormai si può giocare 24 ore su 24. Ma se questo serve a salvare capra e cavoli e riguarda le nuove aperture, a noi va bene. Avremo salvato i lavoratori e per lo meno possiamo lavorare per il futuro. Applicando le nuove regole anche per le attività già operative, almeno nell’immediato saltano 2 o 3 mila posti di lavoro in tutta la regione su una platea complessiva di 20 mila. Parlo ad esempio per la mia città, Taranto: ci sono due sale bingo, entrambe vicine a scuole e chiese. Piacciano o non piacciano danno lavoro minimo a 200 persone che portano il pane a casa”.

La Redazione

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