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Matera: 150mila euro di sanzioni per gioco d’azzardo illegale

Scommesse e mafia: parlano i procuratori di Bari, Reggio Calabria e Catania.

A conclusione del maxi blitz che ha portato all’arresto 68 persone tra Puglia, Sicilia e Calabria per reati di stampo mafioso collegati alle scommesse illegali, il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe ha dichiarato: “A Bari esiste un clan storico mafioso guidato da Vito Martiradonna che ha sviluppato una strategia in grado di sfruttare il sistema legale e autorizzato di giochi e scommesse per avviare attività illegali online gestite da bookmaker con sedi a Malta e conti nei paradisi fiscali. Di fatto venivano offerte quote di vincita più alte e con evasione totale dei tributi”.

Stesso scenario in Calabria. “Dall’operazione condotta è emerso che grossi gruppi societari operanti nel settore gioco si relazionavano con la ‘ndrangheta per riscuotere quei crediti di gioco che non sarebbe stato possibile ottenere attraverso i canali legali. La diffusione sul territorio dei brand era garantito dal coinvolgimento nel business del gioco online di soggetti riferibili a cosche ‘ndranghetiste, che beneficiavano di flussi finanziari elevatissimi, in cui si inserivano per avere una disponibilità immediata di denaro o per riciclare guadagni illeciti”. E’ quanto ha dichiarato il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri. “I grandi marchi coinvolti nell’operazione hanno raccolto gioco fino al 2015 in piena sommersione, mentre dopo la regolarizzazione si è creata una rete parallela di raccolta illegale che si è andata ad affiancare a quella legale, per un giro di affari per 2,4 miliardi di euro. Solamente sul territorio di Reggio Calabria sono state arrestate 18 persone relative a tre diverse organizzazione criminali”, ha concluso.

“Le pene per il gioco illegale sono irrisorie, rispetto ad esempio, a quelle previste per il traffico di droga. Per i mafiosi‎ può essere l’investimento del futuro, visto che i rischi sono contenuti”, ha dichiarato Carmelo Zuccaro, procuratore di Catania. “I sodalizi si sono avvalsi di schermi societari, in paradisi fiscali come Curacao,  per nascondere i veri titolari. E’ stato necessario scavalcare queste barriere. L’architetto che ha allestito lo schema ha poi collaborato con la giustizia, ma sono state comunque necessarie le maggiori intelligenze, tra gli investigatori, per ricostruire tutto lo schema”. Zuccaro ha sottolineato che sono stati due gli elementi che hanno complicato la ricostruzione del volume d’affari del sodalizio: “il fatto che le giocate venissero accettate anche in contanti, e quello che venissero utilizzate piattaforme  .com”. E quindi ha citato alcuni dati: “la piattaforma Revolutionbet in appena 8 mesi ha toccato un volume d’affari di 20 milioni di euro completamente sottratti al fisco. All’isola di Man invece sono stati sequestrati 21 milioni di euro”.

“La vasta operazione condotta dalla Guardia di Finanza in collaborazione con le Procure di Reggio Calabria, Catania e Bari ha dimostrato la criticità del settore di giochi e scommesse online sui quali ad oggi non vi sono forme di vigilanza tali per impedire infiltrazioni della criminalità organizzata, che in questo modo crea un danno enorme alla nostra economia”. E’ quanto ha dichiarato Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia. “La politica deve prestare molta attenzione a questi aspetti, in quanto l’economia legale continua a subire le infiltrazioni della criminalità organizzata”.

La Redazione

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