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Utis: “Delocalizzazione: veri e propri espropri privi di naturale indennizzo”

In attesa della manifestazione generale dei rappresentanti del comparto gioco pubblico prevista per domani davanti al Palazzo della Regione Emilia Romagna, l’Utis (Unione Totoricevitori Italiani Sportivi) chiede al presidente Stefano Bonaccini la sospensiva della normativa regionale sul gioco. Così nella petizione:
“Il settore del gioco pubblico in Emilia Romagna è irrimediabilmente colpito da una legge regionale per il contrasto alla ludopatia (legge n.5 luglio 2013 e sue modifiche ed integrazioni). Si tratta di una legge che agisce retroattivamente su operatori già autorizzati ad operare motivo per cui porta il 90% di essi alla chiusura. E’ una legge che si basa su un distanziometro indiscriminato ed espulsivo- prosegue l’Utis – secondo cui tutti i locali che commercializzano gioco pubblico a distanza inferiore a 500 metri da tutta una serie di luoghi sensibili (luoghi di culto,scuole,ospedali,caserme,luoghi di aggregazione giovanile ecc.) dovranno chiudere o delocalizzare, (cosa impossibile !!) o nel caso in cui il gioco sia accessorio cessarlo, con la riduzione di incassi e di pedonalità che ne consegue (chiusure e licenziamenti ecc.). Essendo impossibile delocalizzare possiamo dire con molta franchezza di trovarci in presenza di veri e propri espropri privi di naturale indennizzo. Utile sottolineare – aggiunge la petizione dell’Utis -al riguardo che i maggiori enti di ricerca quali EURISPES, CGIA MESTRE, DOXA esprimono pareri molto negativi sui distanziometri sotto vari punti di vista. Si parla quindi di chiusure indiscriminate che comporteranno i seguenti risultati: chiusura per centinaia di piccole e medie imprese con un danno occupazionale di circa 15.000 unita’ senza in alcun modo influire sulla ludopatia; Sviamento dei fatturati su canali alternativi spesso illeciti che non creano affatto occupazione. Consegna dei soggetti problematici in mano alla criminalità organizzata, con esponenziale crescita di reati quali usura e minaccia che aumenteranno a sua volta il disagio sociale. Assunto confermato dal procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho e dai vertici della stessa Guardia di Finanza. Perdita di gettito Statale diretto pari a circa 13mld annui che salirebbe ad almeno 35mld se calcolassimo Irpef, Ires, contribuzione da lavoro dip.,ed i vari tributi locali. Esposizione dei bilanci comunali a numerosi ricorsi da parte di imprese,concessionari di stato e proprietà immobiliari. Aumento dei costi sociali per naspi, reddito di cittadinanza ecc. Possiamo dire a questo punto con estrema certezza che per gli operatori del settore l’iter legislativo sia stato probabilmente dettato da una corretta e giusta regola morale ma sotto una eccessiva spinta emotiva che ha portato a sottovalutare gli effetti reali del provvedimento. Gli organi governativi e legislativi regionali possono ancora evitare che il perseverare della legge regionale esplichi gli effetti catastrofici già mensionati. E’ fondamentale per cui che l’Assemblea Legislativa o la Giunta regionale approvino quanto meno una sospensiva del provvedimento, allineandosi alla quasi totalità delle altre Regioni, che hanno o prorogato in attesa di riforma statale organica o non previsto il profilo retroattivo della legge, dando in sostanza seguito all’accordo Stato-Regioni del settembre 2017 siglato anche dal Presidente Stefano Bonaccini. Riteniamo pacifico il principio secondo cui la legge debba regolare per il futuro. Questo passaggio obbligato risulta confortato e giustificato anche dal recente orientamento politico governativo.Ne sono un esempio la circolare che il ministero dell’interno ha recentemente recapitato a Questure e Prefetti in cui sottolinea la valenza dell’accordo Stato-Regioni prima mensionato,e la bozza di legge di bilancio che all’art. 92 prevede come materia di stato la distribuzione dei punti vendita del gioco pubblico. E’ chiaro che invece il perseverare sulla strada tracciata denoterà la qualità della politica messa in campo e accentuerà il chiaro interesse di valutare il provvedimento sotto un profilo essenzialmente matematico, con il solo fine di fare una conta del consenso a scopi elettorali, sparando a zero sugli occupati e sul tessuto produttivo di un settore che ha la colpa di aver seguito le regole imposte dallo Stato per operare regolarmente. Siamo sicuri che sia possibile una migliore razionalizzazione o riduzione dell’offerta, ma ciò andrà concordato con le rappresentanze dello Stato e delle associazioni di categoria che ad oggi hanno sempre e solo trovato muri invalicabili. La ludopatia – conclude Utis – va affrontata mettendo in campo una strettissima collaborazione tra operatori e istituzioni politiche, sanitarie e di pubblica sicurezza e comunque sempre all’insegna di massicce campagne informative correlate”.

La Redazione

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