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Bernardi (Sapar): “Nessuno suggerisce distanze da luoghi sensibili per la somministrazione di superalcolici. Si può bere ma non giocare. Perchè?”

“Gli esperti che si occupano della dipendenza da bevande alcoliche, e in questo caso abbiamo dati nazionali certi del pericolo legato al fenomeno, non se la prendono con il prodotto, i media e l’opinione pubblica semmai concordano nell’esaltazione delle capacità nella viticoltura e nell’enologia del Bel Paese. Nessuno, ad esempio, suggerisce distanze da luoghi sensibili per la somministrazione di superalcolici vicino a una chiesa o a una scuola, ‘nonostante circa 9 milioni di cittadini italiani a rischio dipendenza alcool di cui 800 mila giovani (fonte: ‘Relazione del ministro della Salute sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati’, trasmessa al Parlamento)…’, si possono bere grandi quantità di alcolici e superalcolici ma non si dovrebbe poter giocare. Perché? Il problema è il prodotto o l’uso che ne viene fatto?”
La provocazione arriva dal vicepresidente dell’associazione Sapar, Eugenio Bernardi che ha

illustrato gli esiti dell’audizione tenuta oggi, 7 novembre, nella commissione Politiche per la salute e politiche sociali sul progetto di legge sulla promozione della salute, del benessere e sulla prevenzione primaria.

“L’associazione non vuole assolutamente negare e ignorare il problema del gioco patologico – ha proseguito Bernardi – ma non è stato affrontato nella maniera corretta questo disagio: occorre educare al gioco, qualsiasi esso sia. Il vizio del gioco è antico. Proibire non risolve. Serve educare all’uso del libero arbitrio. Tutto qui”.
Durante l’audizione Sapar ha consegnato anche una relazione nella quale sono stati riportati i dati di 2 studi, quello condotto dall’ospedale Bambino Gesù e lo studio del Cnr di Pisa, dai quali si evince che i giocatori problematici per il 50 percento azzardano su internet.
Nei medesimi studi è stato evidenziato che coloro che hanno un profilo problematico non si limitano a giocare ad un solo gioco, ma dedicano la loro attenzione a diversi tipi di offerta. Interessante notare che il 50 percento di queste persone ha una certa assiduità a giocare su internet e la maggior parte utilizza lo smartphone, con un accesso 24h, sette giorni su sette; questo è un dato essenziale per le future politiche di contenimento del danno connesso al gioco eccessivo.
Lo studio del Cnr di Pisa afferma che la vera minaccia non sono le slot ma il gioco online, che offre una vasta scelta di app e siti su cui scommettere o giocare on line.

Bernardi ha ricordato che nella Regione esiste lo stato estero della Repubblica di San Marino, all’interno della Regione Emilia Romagna, nel cui territorio opera un noto Casinò che ospita decine di apparecchi da gioco d’azzardo e la cui clientela è prevalentemente italiana e la sua fruibilità di apertura è molto ampia. Quindi oltre al danno assisteremmo alla beffa di aumentar la spesa media dei giocatori italiani che finanzierebbe le casse erariale di uno Stato estero mentre i giocatori patologici verrebbero curati presso le strutture italiane.
La prevenzione verso la dipendenza da gioco patologico non può essere attuata con forme repressive e retroattive o espulsive di una sola tipologia di giochi riconosciuta da leggi statali, ovvero gli apparecchi da gioco comma 6 del 110 Tulps, lasciando tranquillamente inalterati e non toccate tutte le altre tipologie di giochi.

Il vice presidente ha ricordato che tanti comuni emiliano romagnoli hanno deciso di non deliberare le chiusure delle sale dedicate dopo la mappatura, che stanno generando contenziosi legali con le amministrazioni, e dispute dispendiose ed irragionevoli.
Su tale punto si è mossa anche l’Anci tramite il responsabile Coordinamento su problematiche del gioco, Domenico Faggiani che critica il distanziometri e chiede di ripartire da Conferenza unificata.
Per terminare Bernardi ha ricordato che occorre una buona informazione, come pare prefiggersi la nuova proposta di legge regionale, è più utile e darebbe nel tempo risultati migliori dei divieti o dei bonus agli esercenti ‘Slot free ER’ che disinstalleranno solo gli apparecchi dai bar, prevenire, informare e non proibire: solo così sarà possibile aiutare i soggetti fragili predisposti alle dipendenze e che i problemi dei giocatori a rischio non si risolvono vietando o imponendo norme ma attraverso la concertazione con le associazioni di categoria dei gestori, degli operatori e delle loro sigle sindacali.

La Redazione
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